domenica 6 gennaio 2008

Hacker all'attacco del processo sui fatti del G8

Nell'epoca della digitalizzazione forzata , l'unica cosa che funziona è la carta e la penna!
L'attacco al palazzo di giustizia di Genova avvenuto ad inizio anno non ancora una soluzione.
L' attacco non ha riguardato solo i centocinquanta terminali di palazzo di giustizia (la procura, i giudici per le indagini preliminari e le postazioni dei giudici del tribunale civile, cancellerie comprese) ma anche il tribunale dei minorenni, che si trova in un altro stabile.
Il virus non sarebbe arrivato tramite posta elettronica, ma sarebbe stato introdotto ad arte da un terminale interno al tribunale.
Il malware era scritto artigianalmente e configurato per distruggere dati contenuti sugli hard disk della rete.
«Nessun dato è andato distrutto», si limita a precisare il procuratore aggiunto Mario Morisani che sta coordinando gli interventi di ripristino della rete informatica e, al contempo, le caccia al responsabile del raid.
Il server non è stato intaccato ma solo le memorie periferiche dei computer che al server hanno accesso.
Il risultato più grave raggiunto dal cracker non è stata la cancellazione dei documenti, ma il blocco dell’operatività della giustizia genovese a tutti i livelli: da quello delle cancellerie, che sono il vero motore dei procedimenti giudiziari, fino a quello dei magistrati giudicanti.
L’obiettivo del sabotatore? Il primo pensiero non può non andare ai processi relativi ai fatti del G8: il boicottaggio potrebbe essere funzionale alla causa degli uni e degli altri, dei no global e degli indagati tra le forze dell’ordine; oppure il blitz potrebbe essere il frutto di una vendetta interna al palazzo di giustizia, a qualunque livello, o il divertimento criminale di un pazzo informatico senza alcuno scopo preciso.
La caccia è aperta.

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