Il P2p non equivale a reato, ma i diritti d'autore evasi rientrano invece nella procedura civile.
L'indagine era stata svolta contro ignoti, a partire dall'attività di tre siti: www.bearshare.com, www.emuleitalia.net, www.bittorrent.com.
Il gip del tribunale di Roma, Carla Santese, si è limitato ad accogliere la richiesta del pm e chiuso il caso perché mancherebbe un sistema normativo ad hoc contro il P2p (art. 14 della legge 248/2000). Lo scambio avviene tra utenti finali, senza una vera intermediazione, quindi i siti non commettono reato.
La Fimi (Federazione dell'industria musicale italiana) risponde: "Il Gip si è semplicemente riferito a singoli siti che offrono informazioni relative a programmi per fare p2p e non all'attività di singoli utenti che invece resta reato".
fonte : VNUnet.it
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